Dopo decenni di sviluppo tecnologico e industriale scellerato, l’umanità ha cominciato ad accorgersi che, forse, sviluppo non è sinonimo di progresso.
Questa distinzione fondamentale la tratteggiò molti anni fa uno degli intellettuali italiani più influenti del ventesimo secolo, chiarendo che “lo sviluppo consiste nel potenziamento di una dimensione”, mentre il progresso è, in senso lato, lo star bene di una società o di una popolazione.
Ciò di cui oggi disponiamo è un notevole sviluppo che però abbiamo ottenuto pagando un prezzo altissimo.
Da un lato ci siamo ridotti ad essere una mera estensione della macchina e per assecondare le logiche informatiche siamo costretti a stare tutto il giorno davanti ad un computer, con le conseguenze per la salute psicofisica che ben conosciamo.
Dall’altro, la società industriale che ci garantisce apparente benessere materiale e infinite comodità, ha riempito di rifiuti l’ambiente che ci ospita, ovvero il pianeta Terra.
Per combattere questa tendenza globale negativa abbiamo un paio di strumenti semplici ma efficaci:
- cominciare a fare attività fisica:
Dopo tante incertezze e una lotta sanguinosa con la pigrizia, abbiamo finalmente deciso di uscire di casa per fare una corsa – magari per le strade del nostro isolato – e purtroppo abbiamo visto un mucchio di sporcizia e di rifiuti inorganici gettati a terra senza alcun rispetto per il prossimo e per l’ambiente.
Ci si può anche girare dall’altra parte, ma il disgusto per dei comportamenti tanto incivili rimane.
- armarci di guanti e sacchetti ed eliminare un po’ di sporco dalle strade
Decidere di iniziare a darsi da fare per la propria comunità e per il benessere di tutti è lodevole ed è necessario che sempre più persone scelgano di rimboccarsi le maniche e fare la propria parte. D’altro canto, è importante prendersi cura anche di sé e se dedichiamo anima e corpo al prossimo, per noi resta poco spazio.
A questo punto, la prima impressione è che le due attività sopracitate non c’entrino granché l’una con l’altra.
Eppure…
Erik Ahlström non la pensa così.
Questo runner svedese – e la Svezia è di sicuro da prendere ad esempio in fatto di ecologia e sostenibilità – ha pensato bene di fare di necessità virtù, creando una nuova forma di allenamento che unisce il classico Jogging alla raccolta dei rifiuti (plocka upp, in lingua svedese).
Nasce così il Plogging, un neologismo che indica un’utile tendenza odierna per mantenersi in forma facendo un favore al pianeta che gentilmente e – anche un po’ masochisticamente – ci ospita da svariati millenni.
Questa pratica, fatta di amor proprio e impegno sociale, sta diventando piuttosto contagiosa e non è raro, soprattutto sui social come Instagram e Facebook, trovare svariati gruppi di plogger che si impegnano per promuovere quella che possiamo considerare l’attività fisica più “green” che ci sia, con buona pace del golf e dei carretti elettrici.
Ovunque ci troviamo, possiamo contribuire a ripulire l’ambiente. Chi ha la fortuna di abitare al mare sa benissimo che le spiagge sono piene di rifiuti abbandonati.
Anche in campagna, i fossati che contornano le strade provinciali sembrano delle piccole discariche per automobilisti e passanti.
In effetti, arrivati fin qui, si potrebbe anche pensare che questo Plogging, al di là della sua indubbia utilità sociale, non dia grandi benefici al corpo di chi lo pratica.
Niente di più falso: la natura stessa di questa attività, fatta di corsa e ripartenze, la rende particolarmente funzionale perché si avvicina a quello che chiamiamo “interval training”, una tecnica di allenamento che garantisce un notevole impatto positivo sul nostro metabolismo.
Veniamo ora all’attrezzatura necessaria per praticare questo sport 2.0
Ovviamente, è necessario dotarsi di abbigliamento da running e scarpe adeguate.
Può sembrare irrilevante, ma una scarpa adatta fa tutta la differenza del mondo quando si tratta di correre per più di qualche metro.
Per una buona sessione di plogging, però, occorrono anche guanti da lavoro e una borsa o un sacchetto nei quali mettere tutti i rifiuti che troviamo lungo il percorso – e potrebbero essere parecchi.
Non dobbiamo dimenticare una bottiglia d’acqua per idratarci a dovere e, perché no, un piccolo spuntino nutriente e saporito come le olive verdi dolci di Castelvetrano.
Per concludere, il Plogging sposa in pieno la filosofia più pura dello sport, ovvero che, proprio come nella vita, sia necessario aderire ad una serie di valori in grado di umanizzare profondamente il nostro comportamento negli ambiti più disparati, dal la voro al benessere passando per le delicate questioni ambientali ed ecologiche.
Mangiare sano, allenarsi costantemente e avere cura dei luoghi in cui viviamo sono la base essenziale per sentirci pienamente in armonia con ciò che abbiamo intorno.
E allora…non rimandiamo a domani ciò che possiamo fare appena finito di leggere questo articolo: let’s plog!